Ancora in Ogliastra: Cardedu kayak e Isplugidenie

Estate 2021, siamo tornati in Ogliastra, eravamo venuti per la prima volta nel 2017 rimanendo affascinati da questo splendido territorio. (http://soundofkayak.blogspot.com/2017/08/ogliastra-splendida-di-mare-e-di-monti.html

Le incantevoli calette che si dispiegano a ventaglio da Cala Gonone a Campo Montesanto, il Golgo supramonte di Baunei, altopiano aspro e selvaggio ma allo stesso tempo dolce e straniante, da cui si dipartono i sentieri, alcuni non banali, che permettono di raggiungere dall'alto Cala Goloritzè, Cala Isplugidenie, Cala Biriola, Cala Sisine, gli oltre cinque chilometri di spiaggia con annessa pineta senza soluzione di continuità che da Santa Maria Navarrese arrivano fino ad Arbatax, e poi ancora più a sud una costa variegata e bella, ancora in parte sconosciuta al turismo di massa, una natura straripante di olivastri millenari, lecci secolari, ginepri, rocce antropomorfe di granito rosso, insomma una specie di paradiso naturale per ora preservato molto bene.

A questo proposito è interessante citare la storia del comune di Baunei. Questo territorio di oltre 21 mila ettari era da sempre utilizzato dall'intera comunità baunese mediante l'uso civico, ovvero le terre erano in disponibilità di tutti che, da secoli, ne ricavavano il necessario per vivere mediante pastorizia e agricoltura; quando nell'ottocento, con lo scopo di incrementare la produzione e ammodernare le tecniche agricole, lo stato sabaudo promulgò l'editto delle "chiudende", ovvero dava facoltà agli agricoltori di recintare i terreni per un utilizzo esclusivo, ebbene qui a Baunei non venne recintato nemmeno un metro quadro di terra, continuando a preferirsi un uso collettivo delle risorse. Fu proprio questa propensione storica ad una sorta di collettivismo qui da sempre presente che pare spinse anche l'editore rivoluzionario Giangiacomo Feltrinelli a venire in questi luoghi per sondare se il terreno fosse idoneo per l'attuazione delle sue idee rivoluzionarie di lotta armata al sistema capitalistico,... ma non attecchì. Questa gestione collettiva della terra ha permesso inoltre di evitare quella "disamistade", così ben cantata da De Andrè, presente invece in altri territori dell'isola, oltre ad evitare l'insorgere di fenomeni malavitosi quali i sequestri di persona.

L'amore dei baunesi per la propria terra è molto profondo e traspare parlando con la gente. Sul finire degli anni 60 una società, la Meditteranea Sarda S.p.A. tentò di acquisire o meglio scippare 4.000 ettari di terra del comune di Baunei intorno alla costa del golfo di Orosei per crearvi, con un fiume di cemento, ville e porti turistici per nababbi, strade, infrastrutture turistiche di vario tipo, ecc. ecc., sul tipo dell'allora nascente Costa Smeralda. Ma la cosa non si fece, la reazione della comunità agricola pastorale di Baunei, che non si fece abbindolare da quattro soldi e da facili promesse di posti di lavoro, ha permesso di preservare questo magnifico territorio.

Successivamente, a partire dagli anni 70, i baunesi continuarono la lotta per la propria terra, stavolta contro l'ipotesi di costituzione del Parco nazionale del Gennargentu, lotta che dura ancora adesso con la motivazione, che a noi a conti fatti pare condivisibile, che loro hanno preservato per secoli questo territorio ancora oggi integro e dunque a loro stessi spetta la gestione della propria terra senza nessuna imposizione o limitazione esterna. D'altronde le aree protette o si fanno con la volontà di chi ci abita oppure non si fanno proprio, non possono essere imposte dall'alto.

La nostra sede operativa era a Santa Maria Navarrese un piccolo e discreto centro dove c'è tutto quello che serve e nulla di più, all'insegna di un understatement tutto orientato alla qualità della vita, un paio di piano bar, negozietti semplici, qualche ristorante tra i quali spicca a mio avviso Mac Puddu's, uscito vincitore da una vertenza addirittura con il gigante Mac Donald's, e questo sarebbe già un buon motivo per andarci, che sforna tutte le sere ottimi piatti della cucina tradizionale sarda e altrettanto ottime pizze. Il paese è in un punto strategico tra mare e montagna: a pochi chilometri dal capoluogo Baunei, da cui parte la strada per il supramonte "Golgo" e la rete di sentieri per i vari trekking, tra cui il famoso e difficile "Salvaggio Blu", ma contemporaneamente affacciato su una lunghissima distesa sabbiosa contornata da una lussureggiante pineta che arriva fino ad Arbatax, mari e monti in un unicum. 

Il centro di Santa Maria Navarrese è caratterizzato dalla chiesetta omonima risalente all'anno mille e fondata, dice la tradizione, dalla principessa spagnola figlia del re di Navarra, la quale naufragata su queste coste, grata a Dio per averle salvato la vita, fece costruire questa semplice chiesetta, anche se poi fu ampliata negli anni 60 del novecento. A fianco della chiesa un altro monumento, questo però naturale: un grandioso olivastro di circa duemila anni con una circonferenza del tronco di 8 metrì!! Nella piazza che circonda la chiesa adibita a giardino pubblico vi sono poi altri numerosi olivastri secolari sotto le cui fronde alla sera giocano i bambini.

In questo territorio la serenità, la lentezza, il giusto valore attribuito alle cose della vita, così come la mancanza di inquinamento si percepiscono immediatamente, non per altro questa è una "Blue Zone" una della aree in Europa dove si registra il maggior numero di vecchi ultracentenari.

E' in questo contesto che ci siamo regalati, lasciati a casa i nostri kayak, un'escursione in kayak con Francesco Muntoni di Cardedu kayak https://www.cardedu-kayak.com/ lungo la costa di Cardedu/Marina di Gairo a sud di Arbatax. 

Francesco, fa la guida di kayak,

mountain bike, climbing chi più ne ha più ne metta, attivo praticamente 24 ore su 24, con un'energia incredibile ed un entusiasmo incontenibile e contagioso. 

...Coccorrocci...
...Francesco con il 551 di Diana Canoe....simile al Nordkapp...
...giglio di mare...
...intorno a capo S'Asta...
...piscina...
...piscina...
...piscina...
...grotta...
...all'interno...
...roccia zoomorfa...rapace
...ennesima piscina...
...piccolo canyon...
...Coccorrocci...
...la spiaggia di Coccorrocci...
...capo Sferracavallo...
...grotta profonda...
...colata lavica....in grigio...
....colori, colori e poi ancora colori...
...sosta in spiaggetta detta "della mutanda"....meglio non indagare sull'origine del toponimo...
...ritorno tra le onde....
roccia zoomorfa...cagnetto che bacia la tartaruga...

L'Ogliastra va vissuta a 360 gradi e quindi inforcate le scarpe con le suole in vibram, zaino e bastoncini abbiamo percorso, in tre ore circa, il sentiero che dal supramonte di Baunei, Golgo, scende alla magnifica cala di Isplugidenie che in sardo vuol dire "le pulci di neve" per via dei piccoli arrotondati sassolini bianchi che la compongono. Ma il grande pubblico la conosce come cala Mariolu ovvero la cala del mariolo, del ladro, così chiamata dai pescatori ponzesi che venivano a pescare in queste acque e che si vedevano rubare il pesce direttamente nelle reti dalle numerose foche monache che fino agli anni 60/70 abitavano ancora questo tratto di mare. Ma noi preferiamo chiamarla come la chiamarono i pastori, Isplugidenie è molto più poetico.

Ancora un grazie ad Elias il quale, dopo cinque minuti che ci eravamo conosciuti, pur impegnato per lavoro da lunedì al sabato si è offerto, la domenica mattina successiva, di accompagnarci di buon ora all'attacco del sentiero in modo che poi noi si potesse ritornare in barca a Santa Maria, visto che il lungo ritorno a piedi era improponibile nel tardo pomeriggio con 35 gradi e 600 metri di dislivello da superare, ritorno in barca che lui stesso ci ha organizzato.

Il sentiero che dal Golgo porta a Isplugidenie è molto interessante, immerso in una natura aspra, selvaggia ma, come detto prima, anche dolce e per certi versi straniante. Più che di un sentiero è una traccia e l'attacco non è segnalato per cui occorre fare riferimento alle relazioni che si trovano in rete oppure, come nel nostro caso, farsi accompagnare da persona esperte dei luoghi. Una volta imboccato il sentiero non occorre distrarsi troppo ma seguire con attenzione la traccia fino ad arrivare ad uno spiazzo dove sono presenti due caratteristici ovili con muri in pietra a secco e tetto in rami di ginepro oltre ad un recinto per il ricovero del bestiame. Appena prima degli ovili compaiono degli ometti di sasso, piccoli ma visibili e, a tratti, qualche bollino rosso sbiadito, comunque non ci si perde. Questa prima parte del percorso è in salita poi, arrivati sul crinale, si comincia a vedere il mare moooolto più giù e si comincia a scendere lentamente con l'aiuto degli "scalones", scale in ginepro originariamente utilizzate dai pastori, che permettono di superare salti rocciosi altrimenti insuperabili se non con corda e assicurazione. Si passa un bellissimo arco di roccia al di là del quale si vede il mare ed infine si arriva al bosco terminale seguendo il sentiero realizzato nel secolo scorso dai carbonai toscani che qui venivano a fare il carbone poi calato e imbarcato direttamente sulle navi. Un'ultima scala a pioli dall'aspetto malandato ma in realtà ancora funzionante permette la calata sugli scogli e da qui alla spiaggia delle pulci di neve, meraviglia delle meraviglie.

...lungo il sentiero iniziale...
...gli ovili...
...recinto per le capre e pecore...
...il mare è ancora lontano...
...terrà ??...
...miraggio...
...le pulci di neve...
...meritata ricompensa...

L'unico aspetto negativo è il continuo incessante andirivieni di barconi e gommoni che scaricano e caricano turisti a go go, ma non possiamo ipocritamente lamentarci troppo, visto che per il ritorno anche noi saliremo sulla motonave che ci riporterà a Santa Maria Navarrese.


"La vita in Sardegna è forse la migliore che un uomo possa augurarsi: ventiquattromila chilometri di foreste, di campagne, di coste immerse in un mare miracoloso dovrebbero coincidere con quello che io consiglierei al buon Dio di regalarci come Paradiso."

Fabrizio De Andrè


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