Dove il vento grida più forte

Soundofkayak segnala questo libro "Dove il vento grida più forte" di Robert Peroni, altoatesino di Bolzano, alpinista estremo degli anni 70 e 80 membro del team "Sector no limits" che ha deciso di vivere, ormai da trent'anni, con gli Inuit della Groenlandia orientale in un paese, Tasiilaq, che conta duemila anime e che resta isolato per nove mesi all'anno.

Peroni, a quarant'anni, dopo una lunga carriera di scalate ed esplorazioni estreme, entra in una sorta di crisi esistenziale e non riesce più ad accettare di essere al servizio di sponsor, per quanto danarosi e disposti a pagare bene, sempre più esigenti e alla ricerca di imprese sempre più ardite e rischiose, con il solo obiettivo di vendere prodotti commerciali.
Peroni non si sente più un esploratore ma un piazzista.
Proprio in uno dei suoi ultimi contratti viene spedito in Groenlandia per tentare l'impresa di sopravvivere ed esplorare a piedi per almeno 400 km il gelido altopiano Groenlandese.
Ed è proprio in questa occasione che Peroni incontra per la prima volta nella sua vita il popolo Inuit.
E rimane sbalordito, incantato e affascinato da questo popolo, tollerante, accogliente, sempre sorridente nonostante un'esistenza difficilissima in uno dei posti più inospitali della terra, che in quattro mila anni di storia non ha mai fatto una guerra.
Dopo diversi viaggi tra Europa e Groenlandia decide di rimanere e stabilirsi a Tasiilaq per aiutare i giovani Inuit in preda alla disperazione causata da una modernità che non comprendono e che ha fatto loro perdere il senso della vita e li conduce all'alcolismo e al suicidio.
Con il divieto della caccia alla foca imposto dall'Unione Europea, a seguito delle pressioni del mondo ambientalista, gli Inuit, popolo di cacciatori, entrano in una crisi irreversibile, non capiscono il divieto, non comprendono quale male stiano facendo, sono poche migliaia di individui in un'isola grande come venti volte l'Italia, i maschi adulti che da generazioni immemorabili hanno il compito di provvedere al sostentamento della famiglia e del proprio clan mediante la caccia alla foca, perdono d'improvviso il proprio ruolo sociale, si ritrovano inutili e perdono completamente coscienza di se stessi. Altrettanto le donne, la cui occupazione principale era la lavorazioni delle carni e delle pelli degli animali per farne provviste e indumenti.
Là dove non era riuscita una natura estrema, a volte madre ma spesso matrigna, ad estinguere il popolo Inuit sta invece riuscendo la modernità, nonostante il sostentamento alimentare garantito dal governo danese di cui la Groenlandia fa parte.
E così Peroni acquista una casetta di legno, la "casa rossa", la ristruttura e ne fa una centro sociale nei mesi invernali di ascolto e aiuto ai giovani Inuit e un sorta di albergo ecosostenibile per i turisti nel periodo estivo, dove chiama a lavorare i ragazzi Inuit cercando di salvarli dalla disperazione facendoli lavorare come guide turistiche ed escursionistiche.
Nel libro peroni approfondisce la cultura Inuit, il rapporto che questo popolo ha con la natura, lo sciamanesimo, una specie di religione naturale molto poetica e che spesso riesce a spiegare fenomeni che la nostra cultura occidentale non riesce a concepire.
Un libro sincero, vero, molto bello.

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