Nemo a Barbarossa

La baia di Barbarossa è, per certi versi, struggente.
E' il nostro approdo sicuro, dove periodicamente ci ridossiamo per cercare riparo dalle ansie e dalle preoccupazioni quotidiane, per cercare scampoli di pace e serenità d'animo.
C'è quasi sempre poca gente, per lo più attempati campeggiatori e i discreti clienti del diving tedesco che escono per le immersioni con un romantico gozzo nero che sembra la barca di Popeye.
La baia è profonda, rivolta a sud, chiusa tra il promontorio su cui sorge il forte San Giacomo e le falesie di Capo Bianco, alle spalle si alzano i profili rosso scuro del Monte Castello e di Cima di Monte, di fronte la penisola verde, boscosa, ricca di calette di Punta Calamita, in alto domina l'abitato di Capoliveri.
Blu, azzurro, verde, rosso e nero.
Barbarossa è uno dei nostri posti preferiti, si può restare ore a bighellonare, canticchiando a bassa voce con Otis Redding "...sitting on the dock of the bay, sitting on the morning sun...", uno di quei posti da "non morir mai più".
E' qui che, dopo tre giorni in kayak in giro per l'isola, l'ho incontrato.
Sto facendo il bagno a pochi metri da riva, in un acqua come al solito trasparente quando lui arriva.
E' piccolo, molto piccolo.
Un piccolo pesce azzurro.
E' strano, nuota a pelo d'acqua e non ha paura delle mie, per lui enormi, mani.
Lo tocco, lo accarezzo, gli prendo la coda.
Incredibile non scappa, anzi ritorna a giocare, l'occhio mi scruta e mi pare di cogliere un'espressione curiosa.
Mi dico: ma dai l'espressione di un pesce..?! Ma com'è possibile ?
Il sole e i tre giorni di pagaiate mi devono aver proprio rincoglionito.
Eppure rieccolo, lo prendo delicatamente da sotto la pancia e lo alzo appena fuori dall'acqua, allora si dimena e lo mollo, ma ritorna, lo accarezzo nuovamente, non scappa.
La danza va avanti per parecchi minuti, poi se ne va.
E' la prima volta che mi succede di giocare con un pesce, un minuscolo pesce azzurro, curioso e coraggioso. Era probabilmente giovane e non aveva ancora imparato il pericolo rappresentato dal bipede terrestre.
Spesso siamo portati a pensare che i pesci non abbiano intelligenza, non provino emozioni né dolore perchè sono molto diversi da noi: vivono in acqua, non hanno espressione facciale, non producano "grida" udibili all'orecchio umano.
Non abbiamo empatia per loro, li chiamiamo "risorse ittiche", ne facciamo strage e basta.
Ma non è così, non sono molto diversi dagli altri animali terrestri, come ormai molti studi scientifici stanno dimostrando.
"Dovremmo includere i pesci nella nostra cerchia morale e assicurare loro la protezione che meritano" ci dice il prof. Culum Brown del dipartimento di scienze biologiche dell'Università Macquarie di Sydney con il suo studio "Fish Intelligence, Sentience and Ethics" pubblicato su Animal Cognition 2014.
http://www.squali.com/notizie_sugli_squali/vedi_notizia_sugli_squali.php?id=1182

Il mare è un ambiente per molta parte e per fortuna ancora inesplorato, così come ancora non conosciamo tutte le decine di migliaia di specie viventi che lo abitano.

"Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia".
William Shakespeare "Amleto"
 attraversando il golfo di Porto Azzurro
 le falesie di Capo Poro, dopo Marina di Campo verso Fetovaia
 la grotta passante del bue marino
spiaggia solitaria e la capanna di Robinson e Venerdì (in foto)
 ritrovamento misterioso: pregevole riproduzione di un insediamento neolitico
Il bambino segue un sogno
l'avventura fuori dal cortile
onda piena nelle notti chiare
la sorpresa di una fata
che dal niente fa una palizzata
una nave persa tra le stelle
quando il grillo dal camino canta
e non si sa dov'è
ma l'eroe ride ed è con te
quando il vento ha il suono di una voce dentro l'albero
e la luna fa sognare
io da grande sarò come
  Robinson Robinson Robinson...
Roberto Vecchioni "Robinson"


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